Visual shopping: strategie di e-business per le PMI
Scritto da Dott. Tomaso Trevisson
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In un periodo di crisi, come quello attuale, che le PMI si trovano ad affrontare è necessario scoprire e utilizzare tutti gli strumenti che consentano di innovare e rafforzare la propria struttura produttiva, razionalizzando i costi. Ecco dunque, che diviene necessario puntare su nuovi mercati per comunicare idee, esperienze e visione aziendale. Certamente lo strumento leader, capace di garantire la massima divulgazione mantenendo i costi contenuti, è il Web, attraverso non soltanto siti vetrina ed e-commerce, ma anche e soprattutto attraverso i Social Network. Si tratta, infatti, di strumenti capaci di offrire opportunità uniche, che mettono velocemente in contatto la struttura aziendale con i propri clienti, fornendo preziosissimi feedback da rivendere nel settore marketing.
Nella rosa dei social network più apprezzati dell’ultimo periodo figurano, affianco agli inossidabili, Facebook e Twitter anche Google + e Pinterest. Quest’ultimo, nato a marzo 2010, ha visto una accelerata nel numero di utenti di portanza elevata: da 1,2 milioni di iscritti ad agosto 2011 si è raggiunta quota 4 milioni a novembre 2011 fino a toccare 11 milioni ad inizio 2012. Il trend di continua crescita testimonia l’affermazione di uno strumento riconosciuto da molti come l’evoluzione dei network di image sharing come Flickr e da altri come la piattaforma futura prediletta per il visual shopping. Una cosa è certa: se l’attrazione degli utenti passa necessariamente attraverso la stimolazione visiva, Pinterest può trasformarsi in un’opportunità per molte imprese.
Poche informazioni sulle abitudini di utilizzo del servizio da parte degli utenti possono bastare per avere una panoramica delle potenzialità.
Mediamente visitano il sito 1,5 milioni di utenti che vi rimangono in media 16 minuti, la capacità di creare referral traffic è molto più elevata rispetto ai network concorrenti, tra gli utenti che hanno sentito parlare di network di condivisione di immagini il 36% ha come riferimento Pinterest e in particolare la propensione all’acquisto rispetto agli utenti di Facebook sarebbe quasi doppia.
Scopriamo insieme le potenzialità di questo strumento, cercando di capire come sfruttarlo al meglio per la crescita della nostra azienda.
Storytelling
Una impresa può trarre vantaggio dall’utilizzo di Pinterest sfruttandolo per potenziare una strategia di storytelling o improntarne una. Si tratta di una “metodologia e disciplina che usando i principi della retorica e della narratologia crea racconti influenzanti in cui vari pubblici possono riconoscersi. Lo storytelling è oggi massicciamente usato dal mondo dell'impresa, dal mondo politico, e da quello economico per promuovere e posizionare meglio valori, idee, iniziative, prodotti, consumi” (tratto da Wikipedia). Attraverso la pubblicazione di immagini tematiche si può rafforzare la storia attorno al proprio prodotto permettendo di conquistare l’interesse del pubblico stuzzicando la sua fantasia, la sua necessità di essere rassicurato e voglia di avere nuovi stimoli. Raccontar storie può esser utile per alleviare i timori, attirare l’attenzione, acquisire credibilità e veicolare il proprio messaggio in maniera più performante.
Utilizzo dei testimonial
Pinterest è il canale giusto per immettere online in maniera ingegnosa non solo le foto dei prodotti, che di per sé potrebbero avere poco appeal, ma anche quelle di eventuali testimonial ingaggiati. Sfruttando il campo sensoriale della vista il vostro prodotto potrebbe essere percepito con un’acquisita qualità e rinomanza. La strategia vincente di affiancare prodotti a volti noti è quindi assodata ma il potere di interazione e diffusione è assolutamente nuovo.
Metterci la faccia!
Più banalmente Pinterest potrebbe essere una buona vetrina per mostrare le vostre creazioni creando un portfolio online, una vetrina virtuale in cui sia dato anche spazio allo staff di professionisti che si impegnano a sviluppare e seguire il prodotto in ogni fase. L’utente è solitamente curioso, vuole sapere non solo “cosa c’è dietro” ma anche “chi c’è dietro”. Il fatto di metterci la faccia può essere un aspetto premiante. Naturalmente non bisogna scadere nell’esagerazione, se la percezione è un eccessivo autocompiacimento si può ricorrere ad un effetto opposto risultando antipatici.
Contest e concorsi
Interessante è anche il coinvolgimento dei clienti che questo strumento può aiutare ad innescare. Oltre al tipico approccio social è possibile aumentare ancora di più la gratitudine verso il cliente coinvolgendolo in “apparizioni” (sto suggerendo di far caricare al cliente foto in cui posa con i prodotti acquistati) che giocheranno doppiamente a vostro favore. Aiutano a confermare la credibilità del vostro marchio incentivando la fidelizzazione e dall’altro pongono il cliente in un piedistallo…virtuale ovviamente, ma poco importa.
“L’autoreferenzialità non si addice alla conversazione online, dove è opportuno, secondo noi, applicare l’ascolto” – si legge in un’intervista apparsa sul blog ufficiale di Pinterest al responsabile della agenzia di comunicazione che cura i profili social della pasticceria industriale Vicenzi. Oltre a queste sagge parole, Vicenzi rappresenta anche un ottimo esempio di applicazione dello storytelling sfruttando l’immagine e un esempio altrettanto riuscito di applicazione di dinamiche di gioco e partecipazione. Gli utenti sono chiamati ad interagire con il profilo aziendale su Pinterest (costruito attorno alla figura immaginaria della maestra pasticcera Matilde Vicenzi) pubblicando diverse foto al fine di creare la bacheca più bella (questo indirizzo il riassunto delle “actions” a cui i partecipanti sono chiamati per concorrere alla vittoria). Si tratta di uno dei tanti esempi che dimostrano come Pinterest, al pari di altri social network possa essere uno strumento flessibile e al tempo stesso potente ed economico.
Analisi di mercato
Pinterest ben si presta ad essere utilizzato anche come banco di prova. E’ possibile coinvolgere gli utenti affinchè esprimano la loro opinione su un determinato prodotto (magari prima di commercializzarlo) tarandolo sulle loro effettive aspettative ma è anche possibile studiare il comportamento dei visitatori al fine di stabilire qual è il prodotto che attrae di più, quale quello con più mercato, quale quello preferito dalle donne, quale quello preferito dagli uomini e così via. Le analisi di mercato sono a portata di monitor, basta saper sfruttare tutti gli input a disposizione usando anche un po’ di ingegno.
Vendere su Pinterest
Se giunti a questo punto avete ancora delle perplessità sul potere di “engagement” di Pinterest la recente ricerca condotta da Bizrate Insights su 3.741 acquirenti online provenienti da Usa e Canada può dare un’ulteriore conferma. Alla domanda “Ha mai acquistato un prodotto o un articolo dopo averne vista l’immagine su una community di image sharing come Pinterest?” Il 32% ha affermato di aver acquistato. Di questa percentuale il 26% ha condotto l’acquisto cliccando direttamente sull’immagine caricata nel social network, mentre il 6% ha rintracciato il prodotto autonomamente in rete su altri siti. Un buon 37% ha risposto di non aver acquistato ma di aver identificato prodotti appetibili. Il 10% di questi utenti hanno rinunciato all’acquisto perché i prodotti non erano disponibili o non rintracciabili mentre il 26% lo ha fatto per mancanza di tempo nella ricerca. Si tratta di dati che già testimoniano la propensione degli utenti ad utilizzare network di image sharing per informarsi sui prodotti e condurre acquisti spesso trovando incentivo sul richiamo visivo e sui call-to-action (richiesta di far qualcosa, come ad esempio cliccare su un’immagine, visitare uno store online, esprimere una preferenza ecc.).
Su Pinterest si compra, su Facebook si commenta
Secondo lo studio già citato in apertura, condotto da Steel House, gli utenti di Pinterest sarebbero il 79% più propensi ad acquistare i prodotti visualizzati rispetto agli utenti di Facebook. Il 33% di essi afferma di aver acquistato prodotti visti sul news feed del social network o sulla bacheca degli amici rispetto al 59% di utenti che avrebbero comprato su Pinterest. Il paragone è ancora lontano invece sul grado di condivisione delle scelte e acquisti effettuati a confermare che Facebook è ancora il canale preminente per informare gli amici circa le proprie “soddisfazioni” da shopping (55%) seguito da Twitter (22%). Pinterest si deve accontentare del 14% seguito dal 5% di Instagram. Vista la crescente imposizione del mobile internet, la ricerca ha provato ad indagare anche le abitudini di interazione degli acquirenti utilizzando lo smartphone. Si è evidenziato come il 43% degli intervistati abbia scaricato l’applicazione specifica di un determinato negozio per apprezzarne il catalogo prodotti (32%), effettuare acquisti (22%) e conoscere sconti e offerte (26%). Quasi un terzo di essi ammette di preferire però gli acquisti attraverso l’e-commerce classico. Ciò che per l’ennesima volta viene confermata è la fiducia data alle recensioni degli altri utenti. Nel 98% dei casi esse rappresentano l’elemento di maggior influenza sulla decisione finale nel caso di acquisto online ed è proprio per questo che il 72% dei consumatori legge sempre i commenti e consigli altrui anticipatamente.
Ancora una volta la reputazione dell’azienda si gioca prevalentemente online e si misura in larga parte sulla capacità di alimentare un flusso comunicativo positivo, un e-buzzing non polemico ed accattivante che necessariamente passa attraverso i social network. Pinterest è quel libro delle favole con il quale nonni e genitori invocavano Orfeo nell’età della nostra fanciullezza affinchè venisse ad abbracciarci e ci regalasse dei sogni d’oro. Oggi in pochi click possiamo anche portarci a casa un feticcio di quel sogno. Basta solo abbandonarsi alla seduzione del racconto, farsi condurre al prodotto e… procedere con la carta di credito. Tutta un’altra storia.