PMI in ripresa e fiduciose
Scritto da Dott. Tomaso Trevisson
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Segnali positivi dagli ultimi dati Confcommercio e Unioncamere. Le PMI italiane hanno reagito alla crisi e guardano in maggioranza con fiducia al 2010. Restano, e a volte si accentuano, le difficoltà di accesso al credito. Le banche si irrigidiscono e aumentano talvolta il costo dei finanziamenti.
Nel primo trimestre 2010 i segnali di ripresa dell'universo della Piccola Media Impresa italiana hanno trovato sempre maggiore spazio. Lo confermano i dati raccolti dall'Osservatorio sul credito realizzato da Confcommercio in collaborazione con Format Ricerche di Mercato.
Sono meno (14% rispetto al 16% del trimestre precedente) le imprese che faticano a far fronte ai propri impegni finanziari. Oltre il 60% (poco più del 50% nel precedente trimestre) riesce ad essere autonoma da questo punto di vista.
Poco più di un quarto (25,4%) non ha avuto bisogno di finanziamenti, anche se con difficoltà. Il 14,1% delle aziende non è invece stata in grado di fare fronte al fabbisogno finanziario dell'impresa e ha attraversato così un primo trimestre di grave difficoltà.
Pur quindi non essendo una situazione entusiasmante la ripresa sembrerebbe netta. Il saldo percentuale tra le due diverse situazioni - chi non ha avuto difficoltà finanziari, chi ne a vuta qualcuna e chi non è riuscita a soddisfare il fabbisogno finanziario - è pari a 21. Era 21,8 nello stesso periodo 2009. Soprattutto era un preoccupante 2,5 nel trimestre precedente.
Anche Unioncamere e Infocamere con la rilevazione Movimprese offrono segnali positivi. Sono 123mila le imprese iscritte ai registri delle Camere di Commercio nel primo trimestre 2010, 4.700 in più rispetto allo stesso periodo 2009. Rallentano anche le chiusure (poco oltre le 139mila unità) che sono più di 10mila in meno rispetto al primo trimestre 2009.
Il saldo tra aperture e chiusure resta negativo (-16.181), ma si tratta di un dato "fisiologico" vicino a quello del 2007 e decisamente migliore a quello del 2009.
“Una rondine non fa primavera, ma il recupero di vitalità dell’imprenditoria italiana, in questo inizio d’anno, è un segno concreto che l’emorragia di imprese causato dalla crisi si va arrestando e che possiamo guardare al 2010 con più fiducia”. Così ha commentato i dati Movimprese il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
In effetti anche i dati Confcommercio sottolineano una certa fiducia nel futuro da parte dell'imprenditoria italiana.
Nel secondo trimestre 2010 l’indicatore, restituito dal saldo tra chi ritiene in miglioramento la propria posizione finanziaria e chi invece pensa peggiorerà, è pari a 3,4. Nell'ultimo trimestre 2009 tale indicatore segnava -4,1.
Le imprese del Mezzogiorno sono ancora quelle che più soffrono e che meno guardano con ottimismo a questo 2010.
Nonostante la crisi e gli appelli delle associazioni di categoria e della politica, le banche registrano una maggiore rigidità nella concessione di finanziamenti. L'accesso al credito quindi invece che essere facilitato per far fronte al momento critico, è ancora più complesso.
Le imprese a cui è stato concesso un fido sono così il 55,5% (erano il 63% circa nella rilevazione precedente) e il 9% delle aziende è riuscita ad ottenere un finanziamento, ma non per la cifra richiesta, dovendosi accontentare di una somma inferiore.
Un iter difficile quindi (occorrono garanzie maggiori) e più costoso (sono aumentati i costi sia dei finanziamenti che dei servizi bancari).
Per quanto riguarda il costo del credito, qualche lieve miglioramento si registra solo nei costi di istruttoria e "altre condizioni" (valuta, costo dei servizi accessori, ecc.).
In generale restano stabili - raffrontati all'ultimo trimestre 2008 - i costi legati ai servizi bancari (lo afferma l'80% circa delle imprese), in qualche caso peggiorano (per il 17,1%) e in piccola parte migliorano (lo afferma il 2,2% delle imprese).
Guardando alle categorie di imprese, hanno avuto qualche difficoltà nel sopperire ai propri bisogni finanziari quelle dei settori Motorizzazione, Commercio all'ingrosso, Dettaglio non alimentare e Moda.
Commercio all'ingrosso, Moda e Turismo sono anche i settori maggiormente penalizzati in termini di rigidità di accesso al credito da parte delle banche.
Distribuzione organizzata, Dettaglio Alimentare, Turismo, Trasporti, Immobiliare e Informatica hanno invece superato bene il momento di crisi.
Per quanto riguarda le difficoltà legate la credito, Motorizzazione, Distribuzione organizzata, Moda, Turismo e Trasporti hanno segnalato anche - in varia misura - un aumento dei tassi di interesse sul credito al quale hanno avuto accesso.
Francesca Girolfi