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Dalla serendipity allo squatting

Dott. Tomaso Trevisson Scritto da 

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Se la possibilità di incontrare casualmente informazioni e dati utili e interessanti è una risorsa del Web, in alcuni casi si sfruttano queste potenzialità per tutt'altri fini, illegali e contro le aziende. Per il mondo del Web 2.0 collaborativo e basato sul contenuto generato dagli utenti, la serendipity è un'occasione di crescita e ampliamento delle proprie conoscenze. Per i siti Web, anche aziendali, può rivelarsi un'opportunità ulteriore di intercettare un pubblico che non era stato previsto come target iniziale. Tuttavia, ai confini della serendipity si possono sviluppare anche una serie di iniziative ai confini della legalità o pienamente illegali, che a volte portano conseguenze nefaste agli stessi utenti.

Il nome a dominio
Tutto si gioca attorno al nome a dominio e agli equivoci che attorno ad esso possono sorgere. È legittimo e utile sfruttare una parte del proprio nome aziendale che richiami un marchio noto come nome a dominio? Se l'azienda si chiama Mangimi Ferrari, per esempio, è legittimo e utile registrare www.ferrari.it o www.ferrari.info?



Sgombrare il campo dagli equivoci

Ingenerare negli utenti confusione per cercare di trarne profitto utilizzando al proprio scopo un marchio conosciuto è una violazione della legge marchi e delle successive integrazioni. Su questo non ci sono dubbi. In caso di buona fede e omonimia, pur con le attenuanti del caso, a prevalere è sempre il marchio più noto. Registrare deliberatamente dei domini con nomi di origine geografica o personali (diversi dal proprio cognome) o che si riferiscano a nomi aziendali noti e a marchi conosciuti è reato.

Un boomerang pubblicitario
Questo per quanto riguarda la legge, anche se le scappatoie rimangono ancora molte. Ma se non è legittimo, non è nemmeno utile. Nel nome a dominio si sviluppa gran parte della strategia di marketing online di un'azienda: che senso ha intercettare il traffico di qualche utente in più portandolo lontano dalla sua meta reale e confondendolo con nomi uguali ad altri di marchi più noti e magari completamente distanti dal proprio ambito d'interesse? Qui non si genera serendipity, ma malcontento e perdita di tempo, due caratteristiche che mal si conciliano con le scelte di marketing.

Typosquatting aziendale
Molto diversa, invece, è la valutazione del fenomeno che va sotto il nome di typosquatting: registrare nomi a dominio simili a quelli del dominio principale, con errori di battitura o piccole storpiature nelle quali gli utenti possono incorrere con frequenza. In questo modo, l'azienda detentrice del marchio e del dominio può andare a intercettare una parte di pubblico che per errore cadrebbe nelle pagine del famigerato "error 404: page not found": le pagine non trovate perché senza corrispondenza IP all'indirizzo digitato.

Typosquatting: concorrenza sleale
Il cosiddetto typosquatting, però, sta prendendo sempre più piede non nella forma legale e utile della registrazione di domini simili al proprio, ma piuttosto in quella illegale di aziende concorrenti o, peggio, di malintenzionati truffatori. Nel primo caso, aziende concorrenti registrano nomi a dominio simili ai leader di mercato, in modo da accaparrarsi quella parte di utenti che sbaglia a digitare l'indirizzo ma che effettivamente stanno cercando servizi o beni simili. Questa pratica va chiaramente individuata sotto la categoria della concorrenza sleale, ma la giurisprudenza in merito non è chiara e le interpretazioni potrebbero essere molteplici.

Typosquatting: azioni criminose
Ancora più insidiosa, invece, è l'azione di cracker spregiudicati che dopo aver registrato nomi a dominio simili a quelli più digitati sul Web riempiono le pagine Web di immagini o slogan accattivanti (di norma a carattere sessuale o con lusinghe di tipo finanziario) per indurre gli utenti a cliccare su banner o immagini che celano dietro di sé virus e malware. È proprio degli ultimi tempi un attacco informatico di vaste dimensioni perpetrato in Italia con questa formula, registrando domini .it erronei, tipicamente con la ripetizione, l'inversione, l'aggiunta o la sostituzione di una lettera del nome a dominio originale, spesso con quella che sta nelle immediate vicinanze sulla tastiera del Pc (per esempio gazzettaa.it o gooogle.it o mnsn.it). Per l'attacco, sarebbero stati registrati oltre mille nomi a dominio sbagliati.

Prevenire gli attacchi
È ovvio che tutto ciò niente ha a che fare con la serendipity utilizzata a fini di marketing. Eppure, le aziende Web più forti e impegnate potrebbero cercare di anticipare i propri concorrenti o i malintenzionati premurandosi di registrare anche vari nomi a dominio erronei o sbagliati, in modo da proteggere i propri utenti da questi assalti. Il tutto in attesa che i legislatori o anche soltanto i registrar autorizzati prendano posizione in merito con decisione.

Fonte: shinynews

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