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Crisi editoria italiana: vendute 1 milione di copie in meno nel 2012

Dott. Tomaso Trevisson Scritto da 

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I numeri non danno scampo all’editoria italiana e confermano la crisi del settore dei quotidiani e periodici degli ultimi 5 anni. Il calo stavolta è nell’ordine di 1 milione di copie, come certifica il Rapporto FIEG su La stampa in Italia (2010-2012), scese del 6,6% e del 22% negli ultimi cinque anni.

Ancora più allarmante è il dato sulla pubblicità nel 2012: per la prima volta dal 2003 si è scesi sotto gli 8 miliardi di euro (-14,3% rispetto al 2011), facendo registrare il peggiore risultato degli ultimi venti anni.

Se l’editoria stampata appare in grave affanno, non è difficile comprendere il motivo. La carta stampata ha subito il grande impatto dell’avvento delle tecnologie e della diffusione di Internet a vantaggio dell’editoria digitale che, ormai, ha in mano il futuro del settore. Anche se, come sostiene il presidente della FIEG Giulio Anselmi, su Internet ancora i diritti d’autore non risultano sufficientemente tutelati data la presenza di “molteplici fenomeni di sfruttamento parassitario dei contenuti editoriali”, per cui, bisogna evitare che l’espansione dei nuovi media “minacci le fonti tradizionali" attraverso l’introduzione di maggiori tutele del diritto d’autore online e del copyright.

Secondo Anselmi, la crisi dell’editoria è “particolarmente violenta” e coinvolge tutto l’Occidente,  per questo motivo ha auspicato “una ristrutturazione radicale” che sia basata fondamentalmente sull’integrazione della carta con il Web.

A tal proposito, la FIEG ha presentato al Governo, tramite una lettera aperta, alcune proposte, tra le quali:

    -    il riconoscimento di un credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari sulla stampa;
    -    incentivi alla lettura con buoni acquisto per la sottoscrizione di abbonamenti, anche digitali, a giornali e periodici;
    -    garanzia dell’effettività della tutela dei contenuti editoriali in internet;
    -    riconoscimento di un credito d’imposta per l’innovazione digitale;
    -    informatizzazione e modernizzazione della rete di distribuzione della stampa;
    -    reintroduzione del credito di imposta per l’acquisto (e il consumo) della carta;
    -    sostegno agli interventi di rinnovamento del settore editoriale.

Il tutto, come sottolinea Anselmi, nella consapevolezza che l'informazione è un bene comune, patrimonio di tutti coloro che sono interessati alla salute della democrazia e che sanno valutare l’importanza determinante di giornali liberi, per la vita civile e per la crescita di una società.

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