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Article marketing e “marketing article”

Dott. Tomaso Trevisson Scritto da 

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Qualche giorno fa, come siamo soliti fare costantemente e giornalmente, parlavo al telefono con Jacopo in merito alla recente defragazione post-aggiornamento di Google scaturita nel web. "Penalizzazioni", posizionamenti alterati e link popularity.
Come abbiamo scritto negli ultimi anni si è passati da "qualunque sito trovo metto un link verso il mio sito" a "ne preferisco meno, ma buoni".
Recentemente a fare da boost alla moltiplicazione di inbound links è arrivato l’article marketing, forma di creazione di contenuti interessanti per gli utenti internet con la possibilità di "avere in cambio" visibilità per il proprio sito.
Il problema nasce però quando si approccia una nuova risorsa con pressapochismo. Mi è stato insegnato che la base fondamentale di qualunque progetto è la ricerca, intesa come informazione preventiva in merito a qualsiasi argomento.


Esempio: se domani veniamo promossi da keyword advertising specialist a media planner, buonsenso vuole che per i primi tempi si navigherà internet, si leggeranno recensioni, forum o liste che ci permettano di acquisire informazioni per operare al meglio.



Nell’ambito della comunicazione online questa forma di apprendimento non sembra esserci, credendo che bene o male basta scrivere due righe mettere un link e il gioco è fatto. Ognuno opera come meglio crede ci mancherebbe, ma se si vogliono raggiungere risultati, sono convinto siano necessarie alcune regole base da seguire. Mi imbatto spesso in articoli che di article hanno ben poco, ma hanno molto più l’aspetto di marketing fine a se stesso, o meglio sembrano una brochure aziendale con qualche modifica e circa tre link al sito.

Non scopro certo l’acqua calda se dico che la regola base per garantire che una nostra notizia venga letta resta la notiziabilità della notizia stessa. Quando stiamo per scrivere un articolo, dovremmo chiederci: quello che sto per scrivere potrebbe interessare favorendo magari anche un click sul link riportato? Ma più che questo secondo aspetto (che è la parte marketing dell’article) è importante garantire all’utente un’informazione che aiuti a farsi un’opinione o che comunque possa "farsi leggere".

Personalmente, di ogni article marketing che scrivo valuto questi aspetti:

   1. Quello che sto per scrivere può interessare? Se reputo di no (per diverse ragioni tra le quali: ne parlano già, è stato già detto tutto, etc) è inutile scriverlo, verrà fuori qualcosa di molto "commerciale". Se reputo che l’argomento scelto possa essere di interesse e magari essere ripreso da altri (aumentando quindi le citazioni, i link, i click etc) proseguo.
   2. Lo "penso" come un comunicato stampa, ma carico di maggiore enfasi, con un tono più informale e che si presti ad essere letto in maniera più leggera rispetto ad un comunicato ufficiale.
   3. Lo redigo pensando alle famose 5 W dell’informazione garantendo quindi la notiziabilità.
   4. Svolgo una ricerca, veloce ma mirata, alla ricerca di dati, statistiche o studi che vadano a completare l’informazione garantendo al lettore il plus che chiunque di noi cerca quando legge qualche nuovo articolo.
   5. Non sono enfatico verso il sito che vado a linkare, ma lo presento come approfondimento possibile, ma non necessario, per il lettore.
   6. Lo pubblico nelle sezioni specifiche tematizzate dei vari siti di article marketing e non sulla home.

Ovviamente queste sono mie considerazioni basate sulla recente esperienza, non usando nessun "metodo riconosciuto", ma basandomi sul buon senso. Se avete modifche e/o integrazioni a questo mio modus operandi, sono curioso di conoscerle.

 

Fonte: i-dome