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I nuovi trend del Social Media Marketing che ci aspettano nel 2018.

Pubblicato in OK!BLOG

Il 2017 è stato un anno impegnativo per i Social Media Manager che lo ricorderanno sicuramente per l'esplosione dei video su Facebook, dei Chatbot su Messenger, dei messaggi vocali su Whatsapp e, infine, per le Stories su Instagram.

Anche il 2018 si preannuncia ricco di grandi novità per il social media marketing e, quindi, è arrivato davvero il momento di scoprire quali saranno i trend da tenere in considerazione per continuare a pianificare strategie di marketing e di comunicazione vincenti sulle principali piattaforme social media.

1. La realtà aumentata e l'intelligenza artificiale.

Oggi i sistemi di realtà aumentata (AR) offrono al consumatore un'esperienza sempre più interattiva, stimolante e coinvolgente. Si tratta di una strategia di marketing in costante evoluzione; social network, ma anche prestigiosi brand, stanno implementando sistemi di intelligenza artificiale e di AR che presto consentiranno ai propri utenti di vivere più intensamente la relazione con i propri prodotti offerti, riuscendo a percepirli come parte integrante della loro realtà quotidiana in cui vivono.

Quest'anno la realtà aumentata avrà inoltre un forte impatto sulla navigazione da dispositivi mobili; nei prossimi mesi Snapchat e Instagram aggiungeranno sulle proprie piattaforme social dei nuovi filtri che permetteranno a tutti di proiettare i propri scatti attraverso la realtà aumentata.

2. Il potere dei sistemi di Chatbot.

I sistemi di Chatbot nascono inizialmente come software in grado di rispondere alle richieste dei visitatori di un sito web, oppure di svolgere semplici operazioni di routine senza l'intervento di un operatore.

Nel corso degli anni, questi sistemi si sono sempre più evoluti fino ad arrivare a gestire in modo autonomo conversazioni online con gli utenti, offrendo al consumatore una particolare esperienza di relazione e dialogo con l'impresa stessa. 

Gartner, azienda leader mondiale nella consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell'Information Tecnology (IT), prevede che nel 2018 almeno il 30% delle conversazioni sarà gestito da macchine e, pertanto, si può tranquillamente affermare che i Chatbot rappresentino delle preziose opportunità da sfruttare per creare relazioni one - to one tra un'impresa e i propri utenti online. 

3. Il boom dei contenuti effimeri.

Sui social network spopola da parte degli utenti la pubblicazione di contenuti che si autodistruggono nel giro di 24 ore. Si chiamano "storie" o contenuti effimeri e quelle più utilizzate e diffuse sono le Stories di Instagram che oggi sono sempre più arricchite di nuove funzionalità utili anche alle aziende, che stanno cominciando ad utilizzarle come potenti strumenti di marketing e di comunicazione digitale

Proprio la volatilità del contenuto invoglia gli utenti ad instaurare un'interazione con l'azienda stessa, che si svolge in tempo reale. Questo trend, proprio per la sua "vita breve", provoca un'aumento della paura di perdere una novità, un contenuto esclusivo oppure una particolare offerta, permettendo così al brand di restare presente più a lungo nella mente dei consumatori. 

4. L'Influencer Marketing e la diffusione dei podcasting.

L'Influencer Marketing è una strategia diffusa da diversi anni in Italia e consiste nel fatto che i brand scelgano di affidare la loro promozione offline e online in mano ad un volto noto, apprezzato e seguito in rete, che possieda un gran numero di seguaci che lo seguono in rete come, ad esempio, Chiara Ferragni.

Se in passato queste attività non sono state adeguatamente regolamentate, nel 2018 le principali piattaforme social media stanno definendo delle specifiche  norme in grado di tutelare i consumatori e le imprese, da eventuali forme di pubblicità ingannevole o pratiche commerciali scorrette, anche alla luce dei recenti interventi dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. 

Per i professionisti e i consulenti, vogliamo ricordare anche la veloce e costante crescita e diffusione del fenomeno del podcasting, che ormai rappresenta un trend da sfruttare a tutti gli effetti. 

5. Sempre più contenuti video e dirette live streaming. 

Anche quest'anno i video sarà il contenuto più apprezzato e visualizzato online, sia nelle forme del videoclip, sia nelle modalità dello streaming di un evento in diretta

Attualmente sono tantissimi gli utenti che preferiscono guardare una diretta streaming di un'azienda o di un marchio noto, rispetto a leggere un semplice post con testo e foto.

Se un'azienda o un'agenzia di comunicazione vuole restare al passo con i tempi, dovrà realizzare un efficace piano editoriale social basato sulla creazione di un video storytelling da veicolare sia sul sito web aziendale, sia sulle più diffuse piattaforme social network (Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, LinkedIn, Pinterest, etc.). 

6. La perdita della Reach organica dei post e il predominio della pubblicità a pagamento.

Per tutti coloro che hanno utilizzato i social network come strumenti per fare pubblicità gratuita alla propria azienda, presto dovranno ricredersi.

Anche nel 2018 la Reach Organica dei post aziendali sarà in caduta libera e, quindi, per attrarre nuovi clienti e aumentare le vendite di prodotti o servizi, gli imprenditori, i manager e i liberi professionisti saranno costretti ad investire una parte del proprio budget pubblicitario in campagne a pagamento su piattaforme come Facebook ADS.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Perché le aziende B2B non possono più a fare a meno dei social network

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Ormai è evidente. I social network hanno completamente trasformato il nostro modo di interagire. Già dal loro esordio le aziende hanno cercato di sfruttare l'influenza che questi strumenti potevano avere per le loro campagne di marketing e comunicazione. In un primo momento si pensava fossero utili soltanto per le B2C: non si riusciva a percepire quale fosse il loro reale potenziale e quanto potessero essere di supporto anche ad altre tipologie di aziende che non fossero Business to Consumer.

Fortunatamente questo mito è stato sfatato. In un un mondo sempre più social la presenza online è fondamentale per accrescere la propria visibilità, stabilire connessioni con potenziali clienti e, soprattutto, incrementare le vendite.

L'American Marketing Association, associazione mondiale che riunisce professionisti di marketing, ha pubblicato ad inizio 2016 il risultato di un'indagine sui trend che definiranno le strategie di marketing delle B2B per gli anni successivi. Secondo questa indagine le aziende, oltre ad investire risorse per la gestione del proprio sito e la Customer Empathy & Relationship Building, punteranno molto alla realizzazione e alla cura della propria social suite.

Quali sono i benefici che i social network possono apportare alle Business to Business?

Eccone alcuni:

  • offrono la possibilità di utilizzare degli strumenti di comunicazione gratuiti o comunque a costi contenuti;
  • creano un fitto network di relazioni;
  • consentono di individuare il proprio target ideale mediante la condivisione di contenuti pertinenti;
  • stabiliscono un contatto interattivo;
  • permettono di ricevere dei feedback dai clienti;
  • svolgono la duplice funzione di costumer care;
  • consentono di educare i clienti ai propri prodotti e servizi;
  • a differenza di altri canali permettono di scegliere con chi instaurare relazioni.

Ma arriviamo al punto. Quali sono i principali social network utilizzati dalle business to business e, soprattutto, come vengono usati?

Secondo la relazione annuale proposta nel 2017 da Michael A. Stelzner in “Social media marketing industry. How marketers are using social media to grown their business”, report che si basa sul mercato nordamericano, anglosassone e australiano, emerge che Facebook occupa una posizione di leader nei social media seguito poi da Twitter, LinkedIn, Instagram, YouTube e Snapchat. Ma non è tutto. I dati rilevati da questo studio evidenziano che le aziende prediligono la condivisione di immagini, seguite poi dal blogging, i video, i live video e il podcasting.

La content strategy delle B2B è dunque quella di distribuire contenuti utili, come:

  • i dati ufficiali che mettono in risalto l'affidabilità aziendale;
  • i report e le statistiche;
  • i prodotti;
  • eventuali fiere ed eventi;
  • ...tanto altro ancora.

Mediante i social l'azienda vuole investire in visibilità, convertire potenziali clienti e ottenere un feedback da quelli già esistenti.

Quali piattaforme usare per la propria B2B?

Non esiste un'unica formula. La scelta del social media più adatto al proprio business dipende dall'obiettivo stesso dell'azienda. Generalmente le finalità principali sono quelle di:

  • generare un elevato numero di azioni online attraverso campagne social;
  • creare awarness;
  • diventare opinion leader del proprio settore;
  • individuare uno specifico target o avere una diffusione più ampia possibile;
  • informare o intrattenere il proprio destinatario.

E ora vediamoli nel dettaglio:

LINKEDIN: il social professionale per eccellenza. E' adatto a comunicare informazioni specifiche rivolte a un determinato target. Il successo conquistato negli anni consente a LinkedIn di candidarsi come il social network più adatto per la pubblicazione di contenuti mirati, offrendo la possibilità di diventare veri e propri opinion leader.

FACEBOOK: il più noto e diffuso. A parità di azioni di LinkedIn, Facebook riesce a creare più visibilità: permette infatti di ottenere una maggiore diffusione del marchio e una più efficace fidelizzazione. Tuttavia, salvo le pagine aziendali o quelle dedicate, più che informare ha un ruolo di intrattenimento;

GOOGLE+: meno usato rispetto ai precedenti ma...è pur sempre il social di Google! Se consideriamo che Google indicizza anche le pagine Google+, la presenza sul suo social network incrementerà notevolmente le perfomance SEO e quindi la visibilità dell'azienda.

TWITTER: molto diffuso negli States e in altri stati europei, meno in Italia. Ha sicuramente un impatto minore per le B2B rispetto ad altre piattaforme ma, con i 140 caratteri per tweet, riesce a conferire al messaggio il giusto mix tra concretezza e rapidità;

YOUTUBE: è il canale per eccellenza per la diffusione su larga scala. I video devono essere pertinenti, interessanti e, soprattutto, di qualità. Possono inoltre essere veicolati su altri social network moltiplicando esponenzialmente le visualizzazioni.

INSTAGRAM: è il social del momento. Permette di pubblicare immagini e di creare contenuti virali con l'uso degli hashtag.

Non è vero che: "nel bene o nel male l'importante è che se ne parli"

Ciascun social network presenta vantaggi, potenzialità e punti deboli. Sta all'azienda scegliere a quali affidarsi in base agli obiettivi prefissati. Il pubblico delle B2B è costituito da persone che conoscono in maniera approfondita le caratteristiche dei prodotti: è per questo che occorre prestare la massima attenzione nella fase di elaborazione di una strategia.

Le aziende che vogliono utilizzare queste piattaforme devono anche saperle usare generando i giusti contenuti, che seguono un piano mirato: una cattiva gestione dei social non gioverebbe alla loro reputazione online. Affidarsi ad un social media manager potrebbe essere un'ottima soluzione per raggiungere risultati concreti e lungimiranti per il proprio business.

 

 

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Smetti di inseguire i tuoi clienti, scopri l'inbound marketing.

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Oggi le tecniche tradizionali di marketing non producono più i risultati di qualche anno fa. La ragione di questo cambiamento è dovuta al cambio di abitudini da parte dei consumatori che, sempre più in modo autonomo, eseguono ricerche sul web e i social network per informarsi su un prodotto o un servizio a cui sono interessati, oppure sulle ultime novità di un determinato settore, potendo scegliere di evitare la pubblicità indesiderata su internet, di bloccare messaggi di posta elettronica provenienti da mittenti sconosciuti e le fastidiose telefonate ricevute dai call -center aziendali.

Le nuove regole dell'era digitale: il metodo Inbound Marketing.

L'Inbound marketing nasce nel 2006 e si basa sull'ideazione e realizzazione di contenuti di qualità pensati con l'obiettivo di attrarre traffico verso il proprio sito web aziendale e, quindi, nuovi visitatori realmente interessati ad un'azienda e ai suoi prodotti o servizi.

Per ottenere una strategia di inbound Marketing davvero efficace, occorre mettere in pratica quattro principali fasi: attrarre, convertire, chiudere e fidelizzare.

Attrarre.

Per poter mettere in pratica fin da subito questa innovativa strategia di marketing, dobbiamo portare nuovo traffico qualificato verso il nostro sito web aziendale, riuscendo ad attrarre utenti che, con il passare del tempo, diventeranno prima lead e poi nostri clienti.

Attualmente il prospect ideale viene denominato buyer persona, ovvero una rappresentazione verosimile del cliente ideale che si vuole attirare verso il proprio business online.

La Buyer Persona racchiude in sè stessa nuovi obiettivi, sfide, criticità ed obiezioni comuni ad uno specifico segmento target, per cui in un'impresa possono esistere diverse definizioni ed identikit di buyer persona. 

Convertire.

Una volta che i visitatori sono arrivati a navigare sul vostro sito web aziendale, la fase successiva è quella di iniziare a convertirli in potenziali contatti, cercando di acquisire alcuni loro dati personali utili per l'invio di comunicazioni commerciali mirate e personalizzate. 

Per convincere gli utenti a fornirvi i loro dati personali, dovrete offrirgli qualcosa in cambio, come ad esempio contenuti interessanti e adatti a soddisfare i loro bisogni, interessi ed esigenze.

Il processo di conversione si basa sull'utilizzo di alcuni strumenti di comunicazione online, quali i form da compilare inserendo le informazioni di contatto, l'uso di call - to action all'interno delle pagine del vostro sito, ovvero appositi pulsanti che invitano i navigatori a compiere una particolare azione, ad esempio scaricare un e-book, iscriversi ad una newsletter, ad un evento, oppure ad un webinar gratuito, ed infine le leanding page, specifiche pagine di atterraggio dove l'utente arriva dopo aver eseguito l'invito a compiere un'azione particolare.

Chiudere.

Adesso che siete riusciti a convertire i vostri visitatori in lead (contatti), attraverso l'uso di specifici software di inbound marketing e di CRM aziendali, dovete iniziare a tenere traccia di ogni loro interazione con la vostra azienda al fine di ottimizzare e semplificare al massimo ogni passaggio che vi porterà alla chiusura del vostro processo di vendita, scegliendo il momento giusto per contattare i nuovi potenziali clienti.

Ricordatevi che non tutti i lead sono pronti subito per effettuare un'acquisto, anzi nella maggior parte dei casi necessitano di ulteriori informazioni e di un aiuto specifico che li guidi nelle proprie scelte. Questo supporto, nella maggior parte dei casi, si verifica attraverso l'invio di newsletter commerciali altamente personalizzate per cercare di instaurare un solido rapporto di fiducia con i potenziali clienti (processo di lead nurturing).

Fidelizzare.

Dopo la delicata fase della chiusura, bisogna dedicarsi alla fidelizzazione della clientela acquisita attraverso la predisposizione e l'invio di nuovi contenuti di valore per far in modo che queste persone, con il passare del tempo, diventino attivi promotori della vostra azienda portando, a loro volta, nuovi potenziali lead grazie al loro passaparola spontaneo. 

 

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Consulente di marketing [digitale]: perché e come sceglierlo

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Oggi un buon consulente marketing dovrebbe avere piena conoscenza delle dinamiche introdotte dalla digitalizzazione e conoscerne a fondo gli strumenti, le potenzialità, i rischi e i limiti; dovrà avere competenze di marketing strategico che non si riducono alla messa online di un sito web e alla gestione dei social media, ma si aprono alla conoscenza di tutta una serie di processi che fondono le attività online con quelle offline.

Un imprenditore si trova spesso nella condizione di dover scegliere un consulente che lo supporti in attività di cui non ha approfondita conoscenza; questo accade anche per il marketing, materia che, in genere, nel mondo PMI non viene compresa a pieno e viene vista come “la pubblicità”.

Ebbene, il marketing è molto di più che la pubblicità.
Nel 1960 lo statunitense professore di marketing E. Jerome McCarthy teorizzò il Marketing Mix, conosciuto anche come modello delle 4 P, ossia le quattro leve su cui agire nella costruzione della strategia di marketing.
• Product – Prodotto
• Price – Prezzo
• Place – Posizione (Location)
• Promotion – Promozione

La pubblicità, quindi, è solo una delle 4 P del marketing, senza contare che con la digital transformation questo modello si è modificato per comprendere tutti i nuovi canali e le evoluzioni che il mondo online ha introdotto.

Il Consulente di Marketing [digitale]

Nel 2016 un buon consulente marketing dovrebbe avere piena conoscenza delle dinamiche introdotte dalla digitalizzazione e conoscerne a fondo gli strumenti, le potenzialità, i rischi e i limiti.
Questo non basta, però, egli dovrà avere competenze di marketing strategico che non si riducono alla messa online di un sito web e alla gestione dei social media, ma si aprono alla conoscenza di tutta una serie di processi che fondono le attività online con quelle offline.

Il tutto inizia con la definizione delle Personas, o Buyer Personas, ossia con un identikit dei clienti tipo (la differenza sta nel fatto che il primo termine in genere definisce il consumatore finale del mercato B2C, il secondo è più usato nel mondo B2B).
Questo primo passaggio è fondamentale ed è necessario porvi la dovuta attenzione, anche se purtroppo è uno degli elementi che maggiormente vengono dati per scontati e che assolutamente non lo sono.
I mutamenti del mercato diventano sempre più repentini e le aziende tendono ad adagiarsi sull’idea di avere piena conoscenza dei propri clienti; il supporto di un consulente esterno che aiuti a gettare nuova luce su questo elemento può portare a un importante vantaggio competitivo.

Già da qui si può capire come, rispetto alle tradizionali modalità di fare marketing, il focus sia cambiato e non sia più posto sull’azienda, sul prodotto/servizio e sulla creatività pubblicitaria fine a se stessa, ma sui clienti con i loro bisogni e le loro specificità.

A mio avviso uno dei valori aggiunti che un consulente può dare all’azienda è il saper valutare, a fronte di un’adeguata analisi condotta con il supporto delle risorse interne, quali sono le reali necessità in ambito marketing e comunicazione.
Il lavoro in team, il dialogo, la comprensione e valorizzazione delle persone che lavorano in azienda consente di definire con maggior precisione gli obiettivi da raggiungere e a comprendere quali attività vanno affrontate primariamente e quali possono essere posticipate.

Facciamo un esempio

Consideriamo un solo tassello della strategia di online marketing, uno di quelli cui le aziende sono in genere più sensibili: la valutazione del sito web aziendale

• Il sito web è funzionale così com’è o va modificato?
• L’azienda ha chiarezza sullo scopo per cui il sito web esiste?
• Ne vengono sfruttate a pieno le potenzialità?
• Il sito web si integra con tutte le attività di marketing e vendita offline?

Un buon consulente può valutare questi ed altri elementi per consigliare al meglio, ma è bene che si relazioni con il personale interno per comprendere come l’azienda e i clienti si interfacciano con il sito web.
La sua competenza può essere utile nella definizione delle leve strategiche utili a rendere il sito una fonte di nuovi contatti e può supportare nella scelta della web agency che svolgerà il lavoro di rifacimento o miglioramento del sito.

Ogni agenzia web ha delle peculiarità e tende ad avere competenze più spiccate in specifici ambiti, va quindi ingaggiata in funzione delle necessità aziendali contingenti, non per nomea o conoscenza diretta.

Fonte: infotn.it

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